Riesci a scovare l’8 nell’8?
In questi giorni, sui social, tutti stanno proponendo questa immagine, un 8 di quadri, con un enigma:
Non è da tutti vederlo, ed effettivamente ci va un po’ di fantasia ed immaginazione per scovare questo 8 nascosto…
Però, se guardi bene, c’è.
Questa curiosità viene proposta come il solito giochino online, ma, a ben pensarci, nasconde significati più profondi.
Ad esempio: guardare non significa vedere.
Molti guardano quest’immagine, ma pochi vedono tutto ciò che contiene.
In linguaggio esoterico si direbbe che parte di questa immagine è occulta, in quanto nasconde qualcosa di non visibile ai più.
Sia chiaro, tutti possono vedere la parte occulta, ma ci va un po’ di pazienza, allenamento e “apertura mentale”.
La cosa interessante è che, quando scopri la parte occulta, questa non va più via… non riesci a smettere di vederla.
Qualcosa che fino ad un attimo prima ti sembrava impossibile vedere, adesso è indelebile ed inizi stupirti di come gli altri possano non vederla.
Tutto il simbolismo si basa su questo principio: in un’immagine (in un simbolo) sono racchiusi molteplici significati, alcuni evidenti e sotto gli occhi di tutti, altri più nascosti ed accessibili soltanto a chi si è allenato a “vedere oltre”.
Ed è per questo che chi è abituato a guardare superficialmente si mostra solitamente scettico di fronte ai simbolismi più profondi. Lo scetticismo è sì un’arma di difesa utile contro i mali del mondo, ma diventa castrante quando ci impedisce di “vedere oltre”.
Molti, ne sono convinto, non vedranno l’8 che campeggia vistosamente al centro dell’8 di quadri, e probabilmente non avranno neanche la pazienza di cercarlo.
Ma è proprio questa pazienza che andrebbe ricercata e coltivata: la consapevolezza che non tutto è comprensibile al primo sguardo e che occorre soffermarsi per scovare le parti più profonde e nascoste.
Quello dell’8 di quadri è un giochino, ma quanti altri simboli nascondono significati ben più profondi, che non riusciamo – o non vogliamo -decifrare?
Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo.
(Arthur Schopenhauer)